Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/289

Da Wikisource.

— 279 —


Il maggiore ha una voce che penetra nell’anima. Non so perchè siamo rimasti tanto tempo colle mani strette insieme: egli non tratteneva le mie — ed io perchè non le ho sciolte?

(Dal giornale del Maggiore).

Io l’amo!

Vecchio cuore avvezzo a dissimulare tenti invano di ingannarmi con dei sofismi. Io la sento la terribile passione che mi allaccia nelle sue spire, la sento mordermi e bruciarmi i lombi.

Credevo finito per me il tempo delle battaglie; mi preparavo alla calma, all’oblio... Ma quando mai si è sicuri di non amar più? O potentissimo iddio Amore, nella tua religione non vi sono atei; tu atterri l’incredulo con uno strale e lo obblighi ad adorarti.

Ma dove mi conduce questo amore? Che posso fare per Federica? Che può essere lei per me?

Devo io unire la mia vita stanca alla sua giovane vita che incomincia?... Devo mettere le sue illusioni accanto ai miei disinganni? Federica è il fiore che si apre e che offre, inconscio di se stesso, i suoi profumi al primo curioso che lo coglie. Nulla ella sa dell’amore, nulla ella sa della vita — accettare il suo profumo sarebbe un profanarlo.