Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/312

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Dopo la lettura di questa epistola. Nourredin si abbandonò al più violento dolore. Invano l’eunuco tentava consolarlo, promettendogli una seconda sposa, una circassa dagli occhi tagliati a mandorla neri come il manto della notte, col naso a punta di spada, la bocca vermiglia come il fiore dell’alto, il collo bianco e flessibile come quello delle cicogne quando si curvano vezzeggianti dall’alto dei minareti... L’eunuco aggiunse molte altre descrizioni, ma tali che si potrebbero dire appena in lingua turca.

Nourredin si mostrò insensibile; ed anzi, venutogli in uggia la vista di uno schiavo che non aveva saputo custodire il tesoro affidatogli e la casa stessa richiamandolo alla memoria delle perdute dolcezze, fuggi a lunghi passi che lo portarono sotto la palma dove Bettredin contemplava ancora le stelle.

— Mio povero amico — esclamò il filosofo spiritualista, quando ebbe udito il triste caso — non mi meraviglio che il vostro sistema vi abbia condotto a sì deplorevoli effetti. La materia...

— Vi prego, consolatemi diversamente — interruppe lo sposo tradito, prevedendo una dissertazione metafisica.

— Volete venire a casa mia? L’ordine, la pace,