Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/322

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del luogo, avrei riso proprio di cuore, ma mi accontentai di dirgli: non scherzate fra i morti.

Prese un'aria grave, abbassando la voce quasi avesse paura che lo udissero le lucertole o il mendicante sordo-muto accoccolato dietro il cancello:

— Non scherzo, Sofia. Abbiamo anche noi il nostro povero morto, quel morto cui non aspetta veruna resurrezione... il nostro amore.

Eh? Avevo ben ragione di dirti che non e' è nulla da temere per parte di Emanuele. Possiamo stare vicini come due cariatidi su una tomba — senza toccarci, senza guardarci neppure. Gli ho dato il permesso di venire a trovarmi quando non sa più come uccidere il tempo; ci annoieremo insieme — è un' opera di misericordia anche questa.

Gli amori di Emanuele e di Sofia erano appunto, com'ella aveva detto, vecchi di dieci anni, ed io ne ricordavo perfettamente le sentimentali e platoniche peripezie. Tutt'insieme, tra il primo sguardo e l'ultimo bacio (sulla mano) durarono il tempo che corre tra lo spuntare delle viole e la