Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/45

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in pericolo si pensa al cielo — ma non avevo il coraggio di vederla, così subito.

Ero turbato, distratto.

Nora, sentite la voce di vostra madre sullo scalone? Da brava, correte a raggiungerla. Io vado a far sellare il cavallo. C’è una luna stupenda questa sera.

Chi sa che cosa avrei aggiunto ancora; forse nulla, forse troppo.

Ella mi stese la mano in silenzio, guardandomi col raggio investigatore de’ suoi occhi dove l’innocenza si mesceva stranamente a un vago desiderio di colpa.

— Addio, Nora, addio. Dormite bene.

Fatti pochi passi, mi voltai per vedere se ella era ancora là. C’era. La luna l’avvolgeva tutta; in mezzo a’ suoi capelli neri un punto d’oro brillava.

Pareva una piccola fata delle foreste d’Irminsul.

Gridai un’altra volta: Addio, Nora!

Dormii male nel mio elegante quartierino del Macao. Mi accorgevo proprio che sul principio d’agosto Roma diventa inabitabile — tuttavia l’avevo sempre abitata.