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fino all’altare maggiore dove si fermò, agitata, non curandosi più di nascondere le lagrime.
Ippolito la fece sedere e le prese la mano in silenzio. Era la prima volta ch’ella gli dava un appuntamento, nè si poteva nemmeno sospettare che fosse un appuntamento d’amore; tale pensiero era affatto lontano dalla sua mente. Ma egli non l’aveva mai veduta in tanta agitazione e fu preso subito dal timore di una disgrazia.
— Sì — rispose Daria all’interrogazione di lui — nuove sventure, nuove colpe, nuovi obbrobrii in questa famiglia maledetta!..
Era strano che Daria parlasse così; i suoi occhi fiammeggiavano; un rossore vivissimo le coloriva le guancie. Qualche cosa della violenza della vecchia Tatta era rimasta anche a lei e in quel momento disperato le saliva al cervello vincendo l’abituale dolcezza. E però anche nell’eccitamento dello sdegno la sua fronte era nobile, il suo sguardo puro, Ippolito la contemplava con devota ammirazione.
Daria continuò, parlando a voce bassa e concitata:
— Si ricorda quel mattino di novembre, quando lei venne in casa nostra a chiedere conto dell’onore di sua sorella?....
Ippolito impallidì così visibilmente che Daria