Pagina:Neera - La Regaldina, Madella, 1914.djvu/47

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di là della roggia, la vecchia casa dei Regaldi mostrava il suo profilo nero, illuminato dal piccolo bagliore, che usciva da una delle finestre.

Ippolito restò per molto tempo assorto nei suoi pensieri, coll'occhio fisso su quel punto luminoso, esaltandosi in un’estasi di dolore acuto e sublime, che lo rapiva oltre i confini della terra. Sì, egli ora si sentiva forte, aveva il coraggio di rinunciare alle seduzioni della fantasia e del cuore, per gettarsi nella dura lotta quotidiana, che è il retaggio del povero. Egli avrebbe vissuto senza gioie, senza amore, senza gloria, facendo semplicemente e umilmente il suo dovere.

E guardava davanti a sè nel fondo buio, dove cielo e fango si confondevano insieme, dove solo brillava con un fascino strano quel piccolo raggio di luce. Stese le braccia, rigide, come uomo che fa uno sforzo supremo e mormorò a fior di labbra: qualunque cosa avvenga, sarò sempre degno di te, madre mia!

Più tardi la pioggia cessò; un’alba grigia venne lentamente a disegnare i confini del borgo affogato nella mota; la Regaldina torbida aveva preso un brutto aspetto d’acqua sudicia. Insieme ai primi rumori del borgo che si destava, Ippolito udì i rintocchi della campana, e quasi subito