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ricciando i baffi sulle sue labbra tumide e vermiglie; allungando un piede per tentare Quattrina e del resto restando immobile per ore ed ore nella sua parte passiva di bel giovine.
Pierino si mostrava raramente e solo per fare qualche dispetto, fra i quali il favorito era di nascondere il gomitolo o la calza della signora Luigina, lasciarle cadere in grembo un ragno, o gridarle improvvisamente nelle orecchie, oh! oh! — con immancabile sgomento della povera zitella che si sentiva incapace di reagire.
In questo ambiente monotono il cucù segnava ogni ora un’ora di più senza che un avvenimento qualsiasi venisse a cambiare la fisionomia grigiastra e cupa del salottino.
Il sole di luglio lo rendeva un po’ più allegro del solito, disegnando una larga fascia luminosa sul pavimento di mattoni, mettendo una tinta calda sulla bianchezza rigida delle tende di percallo insaldate. Fu appunto in una giornata di luglio, che Ippolito capitò per la prima volta in casa Regaldi. Fermandosi sull’uscio in mezzo al raggio di sole, i suoi capelli biondo ardente gli facevano intorno alla testa un’aureola di fuoco — ciò fece molta impressione alla signora Luigina, la quale aveva sempre udito dire che gli uomini rossi sono cattivi.