Pagina:Neera - La sottana del Diavolo, Milano, Treves, 1912.djvu/252

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246 ipotenùsa, va!


questione in guisa che il punto di partenza era scomparso affatto. Tuttavia, persuaso che un buon ragionamento aggiusta ogni cosa, si arrischiò a incominciarlo così:

— Ragazza mia tu manchi di logica.

Ma l’Agata non lo lasciò proseguire. Rompendo in uno scoppio di pianto e implorando l’anima della defunta padrona, che almeno quella di parolacce non glie ne aveva mai dette, uscì sbattendosi dietro l’uscio.

— Forse — argomentò il valent’uomo grattandosi un orecchio — avevo torto, per il passato, quando mi pareva che Bettina non usasse la debita pazienza. L’affare è più serio di quanto credessi. Sicuro, sicuro. Il male è che non vi sono termini fissi, nè giusta proporzione di piani, poichè è ben vero che i padroni comandano, ma non è detto che i servitori obbediscano; ovverossia è detto ma non fatto; ovverossia ancora il fatto quando avviene è come certe operazioni nelle quali l’operatore trionfa ma l’operato muore.

Contento della sua piccola diagnosi psichica e con quel felice potere di astrazione che hanno i pensatori, Spiridione Tomei si persuase di sfuggire alle noie domestiche comperando dodici paia di calze nuove e non pensandoci più.