Pagina:Neera - Novelle gaje, Milano, Brigola, 1879.djvu/131

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La mia vicina. 121


— Vi sono tante persone sulla nostra via! Si fa strada insieme finchè giunge il momento di separarsi con una buona stretta di mano. Ed è quello che faremo noi, vicino, perchè la sera si avanza.

Faceva buio realmente; ombre grigie si posavano sulle bianche cortine della finestra. Ella smesse di lavorare e si atteggiò in guisa da congedarmi.

— La annoio?

— Ma... no.

Seguì un breve silenzio che parve metterla in imbarazzo; io esclamai:

— Pensavo...

Ella non domandò a che cosa, ma io soggiunsi:

— Pensavo che sono solo al mondo e mai la solitudine mi è pesata come oggi.

Evidentemente il mio accento era sincero perchè ella rispose con somma grazia:

— Vorrei esserle sorella.

Il mio cuore traboccava. Torrenti di lava infiammata mi scorrevano nelle vene e l’oscurità crescente mi faceva ardito.

— Il nome di sorella è dolce, ma l’amore ne ha inventato uno più dolce ancora!...

Sentivo il suo respiro caldo e frequente; le sue mani tremavano nelle mie, osai baciarle l’estremità delle dita.

Ella gettò un grido di gazzella spaventata, io la rassicurai con un secondo bacio...

Poichè è da notarsi che per guarire le scottature non v’è niente di meglio del fuoco.

Una volta lanciato bruciai le mie navi e le dissi