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120 | Novelle gaje |
In un momento le parti cangiarono. Da altera ella si fece malinconica; io da malinconico ridivenni giulivo. Continuai:
— Un matrimonio senza amore è possibile? Lo comprende ella? Io non amavo la signorina Giacobbe.
Appena distinta la sua voce mormorò:
— Così tardi se n’è accorta?
— La verità scaturisce molte volte dai confronti. Noi ci crediamo sapienti finchè lo studio ci dimostra la nostra ignoranza... e allora...
Mi feci animo, avvicinai la sedia, le presi una mano.
— Allora si tenta di riacquistare il tempo perduto!
I miei occhi erano sprofondati ne’ suoi, le stringevo la mano con passione ed ella mi guardava benigna e commossa.
Un angelo invisibile alitava in mezzo a noi.
— Signore — ella disse, ritirando la mano — non sta bene farsi gioco di una povera donna.
Ma non lo credeva! no, non lo credeva, perchè io non ebbi bisogno di giustificarmi; i miei sguardi le dissero quanto ella mi calunniava e quanto io la amavo.
La sua mano tornò a posare dolcemente nella mia.
— Vicina, crede al destino?
— Senza dubbio, è il Dio dell’avvenire; spesso l’unica consolazione del passato.
— E ha fede nel destino che ci ha posti sulla medesima via per... per...
Qui mi cascò l’asino; ella interruppe ridendo: