Pagina:Neera - Novelle gaje, Milano, Brigola, 1879.djvu/29

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Come la mia anima fu perduta alla grazia. 19


Vedete che Geroboamo agiva da cavaliere; ma Roboamo che era un mascalzone, gli rispose villanamente che avrebbe raddoppiate le imposte, le tasse e lo avrebbe castigato con flagelli pungenti. Esorto dunque il mio caro allievo a fuggire l’esempio di Roboamo: molto più che Dio lo ha punito togliendogli la sua grazia, e i di lui fasti non furono scritti sul santo libro del profeta Semaia.

— Perdonate, don Edoardo; ma io scorgo che Dio non ha menomamente ritirato la sua grazia a Roboamo perocché il di lui regno prosperò magnificamente, come si legge nel capo XI delle Cronache e per di più edificò le città di Bet-lehem di Etam, di Bet-sur, di Soco, di Adullam, di Gat, di Maresa, di Zif, di Adoraim, di Lachis, di Azeca, di Sora, di Aiolon e di Nebron; e le fortificò e vi pose dei capitani e dei magazzini di vettovaglie, vino e olio.

— Che cosa mi parlate, don Sulpicio, di questo genere di prosperità? Roboamo in mezzo a tutto ciò gemeva e languiva per malattie corporali ché non gli lasciavano tregua nè pace.

— Malattie corporali? O come volete che avesse delle malattie corporali se prese in moglie Mahabat figliuola di Jerimot ed ebbe tre figli: indi prese Masca, figliuola di Absalon, ed ebbe quattro figli, e contemporaneamente prese diciotto mogli e sessanta concubine, dalle quali ebbe centotto maschi e sessanta femmine?

— Tutti i vostri argomenti, subdoli argomenti, don Sulpicio, non mi persuadono che Roboamo sia andato impunito dei suoi peccati, perchè si legge nel libro del profeta Nahum: «Il Signore è un Dio geloso e vendi-