Pagina:Neera - Novelle gaje, Milano, Brigola, 1879.djvu/30

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20 Novelle gaje.


catore; il Signore è vendicatore e sa adirarsi e serba l'ira a' suoi nemici.»

— Il profeta Nahum? Che autorità è la sua a paragone del santo re Davide che scrisse: «Celebrate il Signore perchè è buono e la sua benignità è in eterno.»

Non era la replica che mancasse a don Edoardo, ma io temo di stancare i lettori prolungando un dialogo che basta cosí com’è a dare un’idea de’ miei studi e del sommo profitto che ne doveva ricavare.

L'eloquenza de’ miei istitutori per altro mi abbagliava: io mi ingolfavo con essi a decifrare quell’interminabile logogrifo che è la Bibbia e spingendo al più altro grado l’esaltazione ascetica vagheggiavo i deserti della Tebaide, le rovine di Gerusalemme, Sion, Ninive e Babilonia; pensavo di recarmi in Palestina, sul Giordano e sulle rive del Mar Morto; avrei ben saputo scoprire il ruscello dove Labano abbeverava le sue pecore; l’albero sotto il quale Agar vide l’angelo; la grotta dove Giaele aveva inchiodato al suolo la testa di Sisara; forse avrei anche trovato il chiodo... oh! qual gioia! che regalo pel mio ottimo amico cavaliere che avrebbe così compiuto la decina. Giorno e notte studiavo le sacre carte. Da Davide a S. Paolo, da sant’Agostino a san Francesco di Sales, Kempis, Fénélon, Bourdalou, qualche cosa di Pascal e di Bossuet, io divoravo tutto; ma sopratutto mi infervoravo nelle vite dei primi padri della Chiesa; dormire sul nudo sasso, cibarsi di radici, vestirsi di foglie d’albero, bere olio per acqua, come san Gerolamo; cingere il cilicio, come san Benedetto; quasi quasi invidiavo la graticola di san Lorenzo.