Pagina:Neera - Teresa.djvu/324

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Teresa approfittava di quella mezz’ora per uscire in giardino.

— Non ha ancora finito? — le gridò di sotto il portico la voce fresca e virile del medico.

— Ha fatto tanto caldo quest’oggi, — rispose Teresa senza levare il capo — vogliono bere.

Egli si avvicinò guardando le aiuole, disse:

— Dovrebbe piovere.

Era presso a Teresina che si affrettò ad abbassare le maniche.

— E però, forse, la pioggia non è lontana.

Guardarono per aria tutti e due. Teresa aveva appoggiato l'innaffiatoio sulla ghiaia del sentiero e se ne stava ritta, colle braccia cadenti, con una espressione stanca che le affilava il volto.

Dalle aiuole bagnate incominciava a salire l’odore di terra fresca, acuto, sensuale, rompendo la siccità dell’atmosfera; e tutto ciò che era nella terra, bruchi, vermiciattoli, esalavano la loro vitalità rianimata da quelle poche stille d’acqua.

L’aria bruciava tuttavia, ma un vapore molle l’attraversava, tratto tratto, come una carezza.

— Che buon odore, non è vero?

Ella disse di sì, distratta, sentendo penetrarle in tutti i pori un bisogno irresistibile di vivere. La sua atonia non era che apparente.

Guardava la terra che si imbeveva a poco a poco e i fiori che si allargavano, freschi, sorgendo dalle zolle.