Pagina:Neera - Teresa.djvu/325

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Il dottore parlava, con quella voce maschia, che faceva fremere Teresina. Il suo pensiero era lontano, ma la solita corrente magnetica, di un magnetismo puramente fisico, la faceva stare attenta alle parole del giovane. Tenendo gli occhi abbassati, vedeva, di sghembo, i suoi lunghi baffi castagni che si agitavano lievemente, gettando un’ombra sulla bianchezza soda del mento.

Pensava: “Se fosse qui lui!” Univa l’anima dell’assente alle sensazioni materiali di quel momento.

Il dottore provava forse qualche cosa di simile; presente col corpo, aveva l’immaginazione lontana. Fissava lo sguardo come chi ha davanti una visione, e tracciava colla sua canna delle lettere incomprensibili sull’arena. Senza sapere in qual modo avesse incominciato, si trovò a parlar d'amore.

— Nei drammi e nei romanzi di una volta incontriamo spesso questa situazione: una donna cade nell’acqua, un uomo la salva, si amano. Ma come? Che ne sanno essi? Hanno provato a intendersi nei lunghi silenzi dove parla il cuore? Hanno pianto, hanno riso insieme? Sanno solamente come mangiano, come dormono? in qual modo il loro spirito si esilara e fino a qual punto vibrano i loro nervi? Difficilmente la bellezza che colpisce è quella che trattiene. L’amore, il vero, nasce da un complesso di circostanze, di affinità intime e continue. È un certo modo di guardare, di sentire, di esporre le idee; è una piega del