Pagina:Neera - Teresa.djvu/326

Da Wikisource.

labbro, la voce, il gesto, la forma della mano, l'odore della pelle. È l’attrazione prolungata dei corpi, per cui piú si sta vicini e piú si starebbe; è lo scambio rapido e completo dei pensieri; è l’afferrare insieme la stessa sensazione, il fondersi, il completarsi l’un l’altro in un assorbimento progressivo dell'anima e dei sensi...

— È vero, è vero.

Cogli occhi chiusi, appoggiata al tronco di un alberello, Teresa mormorò ancora: — È vero! — Si sentiva cullata da quella voce, quasi addormentata nel suo eterno sogno d’amore; mentre la terra intorno a lei le mandava forti e selvaggie esalazioni e i fiori si rizzavano, opulenti; e l’erba, le foglie, ogni stelo ogni cespuglio odorava nella frescura umida della sera, imperlato dalle recenti goccioline.

— ... L'amore è lo sguardo che vola ratto come il dardo, è la parola che il labbro balbetta appena, è il desiderio che l’emozione paralizza...

— È vero, è vero.

Ella si sentiva morire in un rapimento di voluttà, nella delicata eccitazione di quella voce d’uomo che parlava d’amore.

Bruscamente, il giovane tacque.

La notte era scesa, fresca, dolcissima, piena di carezze. Raggiavano in cielo le prime stelle; il geranio notturno olezzava col suo profumo intenso, quasi carnale, protendendo i rami verso la luce argentea; e in quel silenzio cadevano le goccie lambendo