Pagina:Neera - Un nido, Milano, Galli, 1889.djvu/118

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110 Parte seconda.


Gli sguardi di lui volevano dire: So che ieri siete stata nella mia povera casa, ho raccolto i profumi che vi avete lasciati, ho calcata l’orma gentile del vostro piede, ho respirato il vostr’alito, ho baciato i fiori che lasciaste cadere pietosa, sulla soglia...

Editta comprendeva parola per parola, e la più profonda emozione le accelerava i palpiti del cuore.

Bruno andava e veniva. In un momento che si trovarono soli, Giovanni levò dalla tasca interna della sua casacca un mazzolino di panporcini legati insieme con un filo di erba; non avevano alcuna apparenza di dono, eppure egli li presentò alla fanciulla, semplicemente, come cosa convenuta, guardandola con occhi tremuli e amorosi.

Editta si sentì venir meno.

— So che le piacciono i fiori, li ho côlti sulla riva della Sonna.

Editta non disse grazie — li prese.

La confusione d’entrambi era tanta che Bruno entrò senza che se n’avvedessero; la sua voce li fece trasalire.

Editta, tornata in sè, credette di aver commesso un gran fallo, qualche cosa di grave che dovesse pesare su tutta la sua esistenza.