Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/146

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nulla dell’accaduto; scambiò con lei alcune parole indifferenti, scese in corte a visitare Max e da ultimo andò a coricarsi colla coscienza tranquilla di un uomo che ha impiegata bene la sua giornata.

Ma quella faccenda dell’aggressione fece molto rumore. Rocco fu portato a casa svenuto, nè per una settimana potè lasciare il letto.

Le ciarle correndo di bocca in bocca arrivarono anche all’orecchio di Giulia ed ella, prima vittima delle sregolatezze d’Olimpio, dovette farsi superiore all’onta propria per lenire l’altrui. Accorse, suora doppiamente caritatevole, al capezzale di Rocco — e dove non bastarono le buone parole sacrificò di borsa. All’indomani del fatto, Olimpio con rara impudenza pavoneggiavasi sulla soglia dell’osteria.

Il paese era indignato — sorde voci di vendetta circolavano nei crocchi del giovani contadini; una lettera anonima lo ammoniva di non metter più piede nell’osteria della luna; Maria stessa, cui era caduta la benda dagli occhi, e che piangeva solitaria nella sua camera non osando mostrarsi in pubblico, gli fece dire di starsene lontano.

Olimpio sogghignava alzando le spalle.

Tra i due sposi non si scambiavano che le parole strettamente necessarie. Giulia riteneva di sua dignità il silenzio — e quale frutto avrebbe ricavato dai rim-