Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/173

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L’impaziente signora seguì Pompeo che era uscito in cerca della chiave, lasciando sola Giulia che tra lieta e pensosa sorrideva alla sua recente amica.

Lasciamola noi pure — già sappiamo che è bene appoggiata — e vediamo cosa facesse Roberto.

Seguire passo a passo resistenza di un innamorato non è cosa tanto facile per il romanziere. Il lettore che ha passato l’età degli amori si annoja — quello che ama ancora non trova mai la passione descritta come la sente lui e in sostanza poi è sempre la medesima litania di desiderii e di disinganni, di palpiti, di lagrime e di sorrisi.

Roberto amava come un pazzo — ecco la frase che riassume tutto — e per sua sventura amava una civetta. Questo, a dir vero è un brutto sostantivo, improprio e niente affatto applicabile alla divina creatura che egli aveva scorto per la prima volta dietro i cristalli di un coupé; sostantivo volgare che io ritratto, perifrasi plebea e ignobile che mi attirerebbe l’odio di Roberto, se Roberto potesse sentirmi.

Ella era perfettamente bella — ma non come un angelo.

Idee di cielo non spiravano da’ suoi nerissimi occhi saettanti, profondi come l’abisso. Aveva varcato la prima gioventù e raggiava di quell’acre bellezza della donna di trent’anni che conosce tutti gli arcani del cuore —