Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/183

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amante fortunato perchè ho il mio angolo di cielo dove non viviamo che io e lei.

Roberto continuò un pezzo su questo tenore ed Olimpio lo ascoltò religiosamente, non voltando mai il capo dalla parte della contessa — attenzione delicata che l’amante apprezzò moltissimo — fino alla metà del secondo atto, momento in cui Roberto prese commiato per andare a mettersi in coda.

— Addio, disse Olimpio; io vado a casa.

— Come! digià?

— Sono annojato.

Roberto fu persuaso facilmente che si potesse annojare senza amore e strinse la mano dell’amico compiangendolo in segreto.

I vagheggini si succedevano e si rinnovavano nel palco della contessa come le onde del mare sulla spiaggia; ella sorrideva a tutti invariabilmente e ognuno si appropriava la dedica del sorriso. Il pittore rimase fino all’ultimo disputando con due o tre il dolce incarico di presentarle la pelliccia d’ermellino e di offrirle il braccio per salire in carrozza.

Chiuso appena lo sportello del coupé, invece di gettarsi nel fondo ella si affacciò allo sportello opposto, e Roberto che, da perfetto geloso, stava sempre all’erta, vide disegnarsi sul muro il profilo di un giovane biondo.... Pareva tutto Olimpio. Ma Olimpio era