Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/184

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già partito da due ore e la supposizione usciva dal probabile.

Il profilo guizzò via, il coupé prese la corsa, e Roberto non sentì nulla, proprio nulla in fondo al cuore — nemmeno l’ombra d’un sospetto.

Dal giorno che il nostro scapestrato eroe s’era messo in camere d’affitto i due amici avevano cessato di fare vita insieme e quasi di vedersi. Le poche volte che si erano incontrati Roberto non aveva potuto a meno di osservare l’eleganza sfoggiata dal suo amico, i suoi abiti sempre nuovi e tagliati sull’ultimo modello, le sue cravatte che portavano il marchio della distinzione e di quindici lire di costo. La vita campagnuola non aveva annerite le sue mani elastiche e bianche sulle quali brillava tuttora il magico solitaire; i suoi capelli erano sempre biondi, i suoi baffi sempre morbidi e sottili; sempre irresistibile il suo sorriso ed i suoi occhi sempre azzurri. Un’eterna giovinezza raggiava sulle linee corrette di quel volto, strana fusione d’angelo e di demonio, accoppiamento fatale della bellezza esterna con un’anima indegna. Pesavagli addosso la minaccia di sequestro e la non lontana prospettiva di prigione per debiti, ma queste inezie non gli impedivano di godere gli ultimi giorni di carnevale e di approfittare della simpatia che tutte le donne avevano per lui.