Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/240

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Le emozioni si succedevano e l’ultima cancellava le prime.

L’aceto, la camomilla, i pannicelli caldi tornarono in ballo.

La condotta di Olimpio aveva disgustata profondamente la sua giovane sposa, ma un marito è sempre marito e quell’improvviso annuncio d’una morte tragica la ferì nel vivo del cuore. Si sentì mancare il fragile anello che la congiungeva alla società e gettassi piangendo nelle braccia della signora Chiara, persuasa che nessuna felicità l’aspettava più a questo mondo.

E la signora Chiara a consolarla, a tergere quelle lagrime, a dirle che alla fin fine suo marito — buon’anima — non le aveva dato che dispiaceri e forse il Signore sapeva lui quello che faceva togliendolo di vita.

— Non si affligga a quel modo — se è la prospettiva di rimanere sola che le dà pensiero, coraggio, ci faremo compagnia; sarà come della famiglia. Va bene? È contenta? Lo dirò a Pompeo e Pompeo dividerà il mio consiglio. Ella non ha parenti e noi saremo i suoi parenti — ma a proposito, l’ho vista tanto bambina che vorrei mi permettesse di darle del tu. Eh! che ne dice? Ci sembrerà di essere sorelle.

Come resistere a quello sfogo di affezione sincera e di schietta cordialità?

La giovane vedovella riabbracciò l’ottima signora Chiara e baciandola con trasporto: