Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/28

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— Oh!... interruppe Giulietta scandalizzata.

— Sì, gioja, Diecimila lire almeno — è una inezia — lo so — noi non saremo meno ricchi per questo; ma ho piacere tu sappia che quel tutore è un briccone. Suvvia dunque, sta allegra. Hai fame? Hai freddo? — no? — benissimo. Di questo passo andremo a Venezia, la celeste Venezia.

E si abbandonò con noncuranza sui cuscini della carrozza.

Nessuno, a dir vero, nemmeno i più intimi amici di Olimpio, potevano vantarsi di conoscerlo appieno e rendersi ragione delle sue stravaganze.

Era buono? era crudele?

Come saperlo sotto un volto che portava perennemente la maschera del motteggio! Quando parlava da senno? — quando celiava? Si deve credere a quello che ha detto jeri o a quello che dirà oggi? — le due cose sono in perfetta contraddizione — e il contegno d’Olimpio non va sempre d’accordo colle sue parole.

Piaceva — ecco tutto.

Si subiva il suo ascendente senza discuterlo.

Giulia lo trovava un po’ originale... ma tanto simpatico! Le sue teorie non avevano senso comune, ma i suoi occhi erano così eloquenti!

Alla stazione quattro o cinque suoi amici lo aspet-