Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/29

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tavano. Egli presentò loro gravemente la sposa inchinandosi con cerimonia.

Giulietta arrossiva nel sentirsi chiamare madama; si trovava imbarazzata e non sapeva cosa rispondere.

Olimpio la fece salire in un vagone di prima classe e si trattenne indietro cogli amici finchè la locomotiva fischiando diede l’ordine della partenza.

Certo, per la fanciulla che lascia il padre, la madre, le dolci carezze della famiglia, gli affettuosi ricordi della casa ove è nata, questo momento di partire con uno straniero per paesi nuovi — per una vita sconosciuta — per un avvenire misterioso — ella che vide piangere i genitori e sospirare tacitamente la madre nell’abbracciarla — sì, lo comprendo, deve essere un momento molto triste.

Ma Giulia, prima di conoscere Olimpio, non aveva avuto che affezioni secondarie.

Sorpassata l’emozione del distacco, non vi pensò più. Seduta di fronte al suo bellissimo sposo, estatica a contemplarlo (e tanto più che egli non la guardava quasi mai o lo faceva con occhio indifferente e distratto), sussultando se il suo piede irrequieto le sfiorava il lembo della gonna, pallida d’emozione se i loro ginocchi s’incontravano — e ciò accade così sovente e così involontariamente in un vagone! — Giulia non si occupava nè del suo flemmatico vicino che leggeva il