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Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/45

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— Non ti tenta? disse Maria.

— No, rispose Olimpio.

— Sei così felice?

— Non so, non ci penso; vivo e non mi curo d’altro. Perchè pensare alla morte quando ho una bella fanciulla, quando il mistero mi istiga, quando una gondola mi protegge, quando la gioventù mi invita, e che una notte, una lunga notte mi sta davanti....

— Poche ore appena, sospirò Maria.

— Una eternità!

Il caso li aveva avvicinati, ma quale abisso fra loro due. Da una parte la passione viva, prorompente, sincera — la passione della donna che tutto affronta, tutto sopporta; dall’altra la scettica indifferenza, la voluttà sola, il cinismo.

Maria, la bella peccatrice, aveva il cuore gonfio, e mille emozioni lo facevano palpitare. La gioja, il timore, il diletto, la paura, il rimorso — anche il rimorso che non è mai soffocato interamente nel petto della donna la più colpevole; ma, strano contrasto, eppure vero, in quella alternativa violenta di giubilo e di ansia, in quella lotta del cielo coll’inferno, Maria, l’angelo caduto, beveva a larghi sorsi una sconfinata ebbrezza.

Le sue lunghe treccie bionde sciolte sul velluto nero, il capo rovesciato sui guanciali della gondola,