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Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/62

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Si era fatto fare un costume elegantissimo e bizzarro in velluto oliva. Giulia ricevette la nota del sarto: costava trecento lire.

Fece ella pure — tristamente — i suoi preparativi per la partenza. Andò a Levico, ma non conosceva nessuno; era inesperta, ingenua, riservata; le venne in uggia l’esistenza monotona dello stabilimento. Ad onta delle sue promesse, Olimpio scriveva poco; una paginetta scarsa — sto bene, mi giova la cura — addio.

Una volta scrisse più a lungo. Aveva bisogno quattromila lire. S’era trovato (diceva lui) in uno di quegli impegni che un uomo d’onore non può rifiutare.

Giulia non capì perfettamente quali potessero essere tal sorta di impegni, ma tornò a Milano e spedì la somma.

Verso la metà d’agosto, Olimpio annunciò il suo arrivo. Il cuore di Giulia balzò come un uccelletto da lungo tempo imprigionato a cui si apre l’usciolino della gabbia. Ma il momento della gioja non era ancora venuto. Un telegramma la rese avvertita ch’egli aveva preso la strada di Parigi.

Con comodo le scrisse:

«Mi si è presentata un’occasione economica e favorevole per visitare la capitale del mondo incivilito. Come è ben naturale, non ho voluto lasciarla sfuggire. Tu sai che i viaggi contribuiscono all’educazione e