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Una giovinezza del secolo XIX 97

"Sai? Ho pensato di confessare alla zia che sono stato io, tanto non mi sgrida certo". Ma nemmeno la bontà del mio caro fratellino riusciva a difendermi dalle insinuazioni malevoli. Per avere smarrito un fazzoletto, che mi era stato regalato dalla zia Margherita, non dovetti subire l’accusa di averlo distrutto io, di mia mano, per dispregio del dono e della donatrice? Nulla mi faceva tanto male quanto la supposizione di simili bassezze, che non riuscivo nemmeno a comprendere. In quali mondi, in quali cuori potevano nascere? E perchè supporle in me, nella mia anima così sincera, così innamorata dell’alto? Mi pareva che tutti dovessero leggermi dentro come attraverso un cristallo e perchè queste due zie mi leggevano così diversa da ciò che ero? Perchè? Sempre l’assillante perchè!

Venne finalmente l’ora di una grande rivelazione. Entravo nella mia camera, che era pure la camera delle zie, quando un alterno e concitato parlare, in cui era mischiato il mio nome, mi arrestò di botto sulla soglia. La voce della zia Nina per solito bassa e velata tradiva una grande irritazione e quella della zia Margherita si piegava a straordinari sforzi di dolcezza per calmarla, per persuaderla "È inutile, io non la posso soffrire,