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Una giovinezza del secolo XIX 101

al sole, le quindici primavere pulsano tumultuosamente nelle vene, la zia Margherita abbia volato o no. Certo non le mancavano le ali. Amò una volta sola un piccolo possidente dei dintorni di Brescia, un uomo di salda tempra antica, onesto e leale, che avrebbe fatto con lei un bellissimo paio; ma viveva in famiglia con genitori, sorelle, fratelli, nuore, nipoti e la prospettiva di dovere andare d’accordo con tanta gente le parve così oscura, che temporeggiando e rimandando, dal mese della semina a quello dei raccolti, da Natale a Pasqua, trovaronsi entrambi coi capelli grigi e si accontentarono di restare buoni amici. Vi fu anche un tempo in cui ebbe la velleità di farsi monaca; effimera vocazione che scomparve pur essa riflettendo come, dato il suo temperamento vulcanico, non potesse prendere su di sè garanzia che un bel giorno non le venisse in mente di dar fuoco al monastero.

Per conoscere bene le due zie, che tanta influenza ebbero sulla mia vita, è utile sapere in qual modo si svolse la loro stessa vita, non essendo l’esistenza umana il fungo che spunta solitario e nel posto in cui nasce sta, ma piuttosto una densa ramificazione di foresta dove una fronda abbraccia l’altra, dove nel mistero della terra le