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4 Una giovinezza del secolo XIX

Io continuo al buio il viaggio retrospettivo delle mie memorie.

Non ho mai avuto l’abitudine di tenere un giornale. Dando vita ai tanti personaggi della mia fantasia non pensavo a scrivere di me per me: molto meno per il pubblico. Tuttavia, qualche volta, rievocando la mia giovinezza, la trovavo così diversa da quella delle fanciulle d’oggi, che mi avveniva di riguardarla non più come cosa mia, ma come buon soggetto di romanzo psicologico cambiando nomi, luoghi, fatti. E però neanche questo miscuglio di vero e di falso mi accontentava, perchè il solo pregio di un libro vissuto, soggiungo, la sua sola ragione di essere, è l’assoluta sincerità. In caso contrario, avviene come per i romanzi storici, che non sono nè romanzo nè storia. È ben vero che noi italiani abbiamo in tal genere un capolavoro, ma io non mi chiamo Manzoni e i capolavori non sono affar mio.

Parlavo una volta di questa tentazione delle memorie con Gustavo Botta, e chi lo conosce può dire se per ingegno, per coltura, per specialissimo senso critico fosse facile trovare un interlocutore più idoneo al consiglio. Manifestandogli le mie titubanze conclusi con una ragione che mi parve la più convincente di tutte: essere cioè la mia