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232 | Una giovinezza del secolo XIX |
è mai stata forte, finchè vidi un sacco che scivolava lungo il muro, e sotto il sacco due gambe d’uomo. "Per carità, mi dica dove posso trovare il tram di Rivarolo!" implorai con tanto impeto che per miracolo non caddi nella neve io, la valigia, lo scialle e l’ombrello. Il sacco non si fermò, non si volse neppure dalla mia parte, solo una voce sgarbata rispose: "Eh! sì, vada a pigliare il tram oggi!" Scomparso rapidamente l’uomo dal sacco, non si scorgeva alla lettera più nessuno, nè un cane, nè un gatto, nulla. L’effetto che mi fece allora la misera vetrina di un mercantuccio, priva di imposte, col vetro sconquassato, dalle cui fessure il vento penetrava furioso facendo roteare e ballonzolare tre cuffiette da bimbo appese ad una funicella! Ma che nascono ancora bimbi in questa fine del mondo?!
Intirizzita, abbattuta dalla cattiva piega degli avvenimenti, pensando che ogni minuto di ritardo poteva essere fatale per lo scopo del mio viaggio, mi trovai dinanzi a una porticina vetrata che una tendina rossa indicava essere una osteria. Non era il caso di starci a discutere sopra; picchiai risolutamente. Una donna grassa e lenta venne ad aprirmi, guardandomi con indifferenza, ma alla mia domanda dove avrei potuto trovare il tram di Ri-