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46 | Una giovinezza del secolo XIX |
fossero stati veramente smeraldi e rubini non avrei potuto sentirmi più fiera del mio dono. E quanto felice!
Un’altra casa sulla quale si raccolgono i buoni ricordi delle mie vacanze a Caravaggio, un po’ succursale di quella dei nonni, era la casa della zia Claudia, moglie al dottore. Meno comoda meno ordinata, meno signorile, questa seconda dimora non mi era perciò meno gradita. Alla mia fantasia vagabonda una porta un po’ sgangherata, un sottoportico irto di ciottoli come un sentiero di montagna, una catasta di legna in un canto, non presentavano nulla di sgradevole; nemmeno la fossa delle immondizie aperta a ciel sereno stonava troppo, poichè un albero di alloro vi sorgeva dapresso ombreggiandola colle sue lucide foglie e un bel giorno mi sorpresi a comporre questa osservazione "Anche nella vita troppe volte l’alloro cresce sulle immondizie".
Il cortile della zia Claudia non presentava esso pure la costruzione lineare del cortile del nonno, ma aveva, impareggiabile vantaggio, una spalliera di albicocche dorate, così luminose nel sole che tutta la casa ne riceveva una specie di sorriso e un tralcio di vite, che saliva ad abbrac-