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48 Una giovinezza del secolo XIX

lino da una scatola, la zia Claudia e si poneva fra i due "Guardalo dunque, se non lo guardi come puoi capire? E voi, dite su, dove vi duole? Qui? qui?..." Usciva un brontolio dalla bocca chiusa del dottore e la zia Claudia incalzava "Levati la pipa di bocca, come vuoi che capisca?" "Gru, gru" e la zia a spiegare "Ha detto di mostrare la lingua" Così fino alla fine della visita. Era la cosa più buffa che si potesse immaginare: la flemma del marito, il fuoco della moglie.

La zia Claudia aveva veramente l’argento vivo addosso. Seconda delle tre sorelle, non assomigliava nè a mia madre nè alla zia Carolina. Faccendiera per temperamento era in piedi tutto il giorno; una sua particolare fobia di pulitezza gliene dava buon giuoco trovando necessario di sorvegliare la domestica ad ogni passo, sostituendosele anche in certe delicate preparazioni del cibo. Era così schifa su questo capitolo del mangiare che, invitata a pranzo da un’amica, portò con sè il proprio pane non stimando il fornaio dell’amica sufficentemente pulito. Di ciò se ne rideva insieme; ma a me faceva pena quando, non so per quale pio voto, essendosi imposta la mortificazione di baciare la terra, dopo aver recitate le