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Pagina:Neera - Una passione, Milano, Treves, 1910.djvu/238

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capisco come mai si dimentichino tante belle pagine, mentre...

— Lo porti sempre con te il tuo suggello? — interruppe Ippolito.

— Sempre.

— «Se bene o male io stessa mi contento», Se bene o male... Chi ti ha suggerito questa motto?

— Nessuno. L’ho scelto da me, in un libro.

— Ti sembra tanto bello?

— Ignoro se sia bello. Lo sento conforme a me.

— Indifferente al bene o al male?...

— Che cosa è il bene? Che cosa è il male? Ippolito mio, ho paura delle discussioni. Amiamoci finchè è la buona stagione. Ho fatto accordare il piano, sai? Vuoi provarlo?

— Se uscissimo invece, intanto che non piove?

— Come ti piace.

Balzando in piedi, amabile, sorridente, corse nell’atrio a staccare dall’attaccapanni il suo canottiero grigio con la fascia bianca. Intanto che se lo accomodava dinanzi ad una vecchia specchiera arrugginita Ippolito la precedette di alcuni passi e passando presso l’uscio di cucina udì il custode che diceva a sua moglie:

— Le lettere d’America, per tua norma, hanno il francobollo diverso dai nostri. Quella che arrivò ieri per la signora era una lettera d’America.