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vuote coloro che — ella dice — non sono figli della chiesa.
Perchè ciò? — forse che non sono figli di Dio?
Ecco, questa carità condizionata non la mi entra.
Ma sono una cervellina, come sai, e certe cose non arrivo a capirle.
Ti dirò che abbiamo compagnia. Una di queste mattine appunto, ritornando dalla messa, incontrammo il vecchio curato che si appoggiava al braccio di un giovane assai distinto; la fisonomia di questo giovane non mi riusciva nuova, e stavo pensando se lo avevo forse veduto a Milano la sera del ricevimento; quando mia zia lo salutò con un accento marcatissimo di meraviglia e gli disse che lo credeva in viaggio per la Svizzera.
— Era mia intenzione — rispose il giovane, abbassando gli occhi con una modestia che mi piacque infinitamente — ma la salute cagionevole del mio vecchio zio mi fece rimuovere da tale progetto e preferisco trascorrere l’autunno vicino a lui.
La baronessa approvò una risoluzione che faceva l’elogio del suo cuore, e il vecchio curato, interrompendola commosso, l’assicurò che i meriti del giovane erano opera della sua illuminata protezione: Ah! che sarebbe riuscito, — esclamò colle lagrime agli occhi — se ella non lo avesse costantemente guidato, sorretto, consigliato!