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282 Dal profondo



Fratello, che t’affacci sulla soglia
e assomigli nel sajo a un prence barbaro,
          dammi una spola che tra bianchi fili
          16passi e ripassi con guizzi sottili:

e tu, fabbro, che il maglio sull’incudine
batti in cadenza, a domar ferro e bronzo,
          e tu, artiere del legno, che la grezza
          20pianta ti foggi in forme di bellezza:

e voi che in alto, sovra palchi aerei,
con acciajo e cemento enormi gabbie
          costruite, ove un giorno i ricchi schiavi
          24si chiuderan con sapïenti chiavi:

e voi del marmo, e voi del fulvo cuojo
mastri, ch’io viva nel compatto fremito
          del vostro sforzo, fra di voi perduta,
          28o asservitori di materia bruta.