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xii Prefazione

tutti quelli d’Italia che riceve da due anni ogni settimana col bollo postale di Milano, da un ammiratore che non le si è mai fatto conoscere.

Ada Negri non ha mai visto il mare, non conosce le montagne, neppure le colline o un lago: pochi mesi fa poteva dire neppure una grande città, poichè non faceva che attraversar Milano da Porta Ticinese a Porta Romana per andar a Lodi a passar le vacanze con sua madre.

Quest’estate alcuni amici la vollero trattenere per due giorni e fu tutta una nuova vita spalancatasi ai suoi occhi nella gran città popolosa, nella stagione in cui le corse e le esposizioni la rendevano così brillante. I gaudenti le sfilarono davanti col barbaglio del lusso, della bellezza, dell’eleganza. L’arte ch’ella intravvide a Brera la sbalordì, la commosse, la trasportò; il magico incanto di terre lontane e genti nuove la sedusse là fra quegli egiziani e quei cavalli, davanti a quelle brune almée dagli occhi dipinti.

Due giorni di sogno: tutta la sua personcina esile vibrava e i suoi grandi oc-