Pagina:Negri - Fatalità, 1895.djvu/19

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Prefazione ix

chi neri fiammeggiavano come per febbre, tanto che gli amici si chiesero se non avevano commesso una cattiva azione mostrandole ciò di cui non avrebbe potuto godere a lungo.

Ella tornò laggiù a riprendere i suoi zoccoli; tornò a insegnar a compitare ai suoi ottanta bambini rumorosi e cocciuti, ma pur troppo non seppe più essere tranquilla e rassegnata al suo oscuro destino.

Vi sarà chi, leggendo il suo libro, dirà che c’è una nota insistente, troppe volte ripetuta: è vero, ella stessa lo sente e lo dice: ma è così, è lei, ora; è la campana lugubre, incessante che invoca al soccorso, è la sua giovinezza che si ribella al dolore che l’ha sempre accompagnata, è il grido dell’ingegno che lotta per non essere seppellito vivo.

Son poeta, poeta, e non m’arride
                              Luce di gloria.

Pure come triste e dolce si fa il suo canto qualche volta: come la sua giovi-