Pagina:Negri - Le solitarie,1917.djvu/14

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8 il posto dei vecchi


dando lezioni per comperarsi i libri. Nel temperamento eccitabile, nell’ambizione repressa, nella fantasia di quel suo fanciullo Feliciana si riconosceva; così come vedeva riprodotta, nella robusta serenità di Francesco, la miglior parte di sè, l’ottimismo invincibile. La continuavano, forza tra le forze: era certa di trovare un giorno, in loro, il proprio riposo.

Ebbe tuttavia un muto, terribile periodo di crisi, fra i quarantacinque e i cinquant’anni. Non le sembrava più d’esser lei. Stanchezze improvvise l’abbattevano sul lavoro: insonnie aspre d’arsura, agitate da confusi incubi, la tenevan desta durante le lunghe notti, lasciandola, verso l’alba, e proprio quando doveva levarsi per correre all’officina, disfatta come un cencio. Cosa che non le era mai accaduta prima, e che l’opprimeva di vergogna, non poteva fissar gli occhi sulle larghe spalle o sulle massicce collottole de’ suoi compagni, senza sentirsene la carne turbata da brividi. Mani invisibili, ma delle quali aveva profonda la sensazione, le scorrevano lungo il corpo, gonfiato e appesantito da un misterioso travaglio interiore.

Soffriva. Scoppi di dissonanze isteriche par-