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Pagina:Negri - Le solitarie,1917.djvu/277

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il denaro 271


di schiuma, portando in fronte la gioia e l’orgoglio d’una battaglia vinta.

La divina puerilità delle fiabe con le loro avventure di paggi, di nani, di reginotte, s’intrecciava a singolari spunti di vita vissuta, nel gioco ricco di maraviglie. La fantasia di Veronetta, in ispecie, vi trovava un pascolo aromatico come il fieno d’agosto al sole. Il portico a colonne di granito, lastricato di losanghe in cemento grigie e nere, formava il palcoscenico; ma quando il fondo di scena doveva animarsi di molte comparse, oh!... allora gli alberi ed i cespugli del vasto giardino si trasfiguravano in creature umane.

Il bel pino d’un verde turchiniccio, presso il cancello, diveniva il conte Sergio. Il rosaio fiorito da maggio a settembre di pallide thee, irto di spine ignude gli altri mesi dell’anno, la baronessa Giuliana. Le siepi di mortella, gli intricati tentacoli delle edere, le macchie delle ortensie, lussureggianti, decorative, fiere dei loro mazzi a pallottola incerti fra il verdino-lilla, l’azzurrognolo e il roseo, fingevan damigelle e cavalieri perfetti, cicaleggianti fra loro in vuote conversazioni mondane.

E le due file centrali di gladioli e d’ireos