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il denaro 319


quenza: vibrava tutto ancora della propria battaglia. Era l’avvocato Fausto Mori.

Un saluto: un “bravo„: una stretta di mano. Egli, altissimo, con petto e spalle tali da sostenere l’urto di una folla. Ella, piccola, con l’apparente fragilità delle donne dai nervi d’acciaio. Le due forze s’eran fuse senza che le due volontà ne avessero parte. Solo da allora, quell’uomo e quella donna avevan sentito quale smisurato godimento sia il vivere.

La veemenza con la quale s’eran gettati l’un verso l’altra non li aveva delusi: ognuno dei due, nell’impeto, s’era scavata nell’altro la propria impronta. E tale era la passione, che alcune volte, in una stretta folle, essi avevan creduto di entrar nella morte come in una seconda esistenza di maravigliosa perfezione.

— Veronetta, — egli le diceva, seduto di faccia a lei, nel treno, presso il finestrino, in quel meriggio festivo bianco di calore e di luce, stringendo fra le sue grandi mani tutte muscolo e nervo le manine pallide piene d’ab-