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320 il denaro


bandono — Veronetta, oggi siamo due scolari in vacanza. Sei contenta?...

— Sì. Ma che capriccio il tuo, Fausto!...

— Perchè?... Noi andiamo a sposarci, senza cerimonia e senza testimoni, nella città dove tu sei cresciuta. Io voglio così. Voglio che tu mi mostri con queste care dita i luoghi e le cose della tua infanzia. Lo so: hai già tutto raccontato, tutto descritto, nel libro. Ma non importa. Ti voglio veder là, amare là. Devi essere mia tutta, dal principio.

— Sì.

Ella rispondeva — sì — con la stessa naturalezza ch’egli aveva nel dire: — voglio. — Bastava a lui parlare, guardarla, toccarle una spalla, perché ella non avesse più volontà. E ciò le era dolce come il sonno quando si è stanchi.

— Credi forse ch’io sarei tornata, se tu non fossi?... Ho sofferto troppo, Fausto, laggiù. Ma con te!... Con te, vado anche a morire.

— A morire?... No, a rivivere. Cerca di ricordarti. D’ogni più piccola circostanza ti devi ricordare. Siamo vicini, abbiamo già oltrepassata l’ultima stazione. Un’ora e venticinque minuti di viaggio!... Un’inezia.