Pagina:Negri - Orazioni, Treves, Milano, 1918.djvu/131

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Roberto Sarfatti e i divini fanciulli 125


dalla vasca d’un giardino, chiese a bruciapelo, squadrandolo da capo a piedi:

Parchè non ti sei annagato?...

Conseguente. Aveva udito, non si sa dove (che cosa non odono, che cosa non sanno i bambini?...), di sanguinosi scontri ferroviari e di incendi di vagoni. Al padre e alla madre, reduci, un poco spaventati ma illesi, d’un incidente di tranvai, domandò con severità:

Parchè non sete morti?...

A otto anni s’ammalò d’una grave infezione di scarlattina. Era la prima primavera tutta venti, nuvole e rovesci d’acqua. Costretto — lui, che era la personificazione del moto — alla più paziente prigionia in una camera gelosamente chiusa ad altri che non fosse la mamma, — durante