Pagina:Negri - Orazioni, Treves, Milano, 1918.djvu/61

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Alessandrina Ravizza 55


sublimità dell’assurdo. Per correnti senza tregua rinnovate, per bocche senza tregua aperte, l’umanità si assimilò a lei, ella all’umanità.

Ripercossa in un’innumere quantità di vibrazioni, la sua esistenza, che si rifiuta all’analisi, si rifiuta anche alla morte, rivive in fluido e in luce.


L’ultima volta ch’io la vidi, fu nello studio terreno della Casa di Lavoro, in un pesante pomeriggio d’agosto del 1914. L’aria pareva fuligginosa, ardeva di vampe nascoste, pesava come piombo.

Ella se ne stava immobile, formante un solo blocco con lo scrittoio, al posto che da tanti anni teneva. Vi sono creature sovrane che sanno costruirsi, nella propria carne