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Pagina:Nepote - Vite degli eccellenti comandanti, Sonzogno, Milano.djvu/50

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XIV. DjLTAMB. IV. Mentre con gran sollecitudine stava mettendo in piedi l’esercito, e si disponeva a partir per l’Egitto, ricevette all’improvviso lettere del re, che dovesse attaccare Aspi, il quale occupava la Cataonia, che è sopra la Ciucia, e confina colla Cappadocia. Imperciocché Aspi, trovandosi in un paese alpestre e forte di castelli, non solavate non ubbidiva al re, ma molestava i paesi circonvicini, e dava di piglio a quelle cose che si mandavano al re. Datarne, comechè lontano da que’paesi, ed occupato in cosa d' maggior rilievo, niente di meno stimò di dovere adempire la volontà del re. Pertanto con pochi uomini, ina valorosi, prese imbarco, prevedendo ciò che appunto avvenne; che picciol numero avrebbe più agevolmente battuto Aspi, cogliendolo all’improvviso, di quel che avrebbe fatto con una grande armata, dandogli tempo di provvedersi. Sbarcato nella Cilicia, e giorno e notte marciando, trapassò il Tauro, e colà giunse, dove avea rivolto il pensiero. Ricerca ove sia Aspi, intende non esser molto lungi, ed esser uscito a caccia. Mente lo sta spiando, si viene a risapere la cagione della sua venuta. Aspi per difendersi, mette in Ordine i Pisidi con quelli che avea geco. Datarne ciò sentendo, prende le armi, e comanda ai suoi che gli tengan dietro. Egli spronato il cavallo, corre incontro al nemico. Vedendolo Aspi da lontano venirgli contro, s’intimorisce, e disperando di poter far testa, si arrende. Datarne lo fa legare, e lo consegna a Mitridate per condurlo al re. V. Mentre si fanno queste cose, Artaserse, ponendo mente da quanto gran guerra a quanto leggiera impresa avesse spedito il primo tra’ generali, se ne volle male, e mandò un messo all’armata di Ace perciocché s’immaginava, che Datarne non ne fosse ancora partito, che gli dicesse di non doversi allontare dall’armata. Costui prima di arrivare ov’era mandato, incontrò per istrada quelli che conducevano Aspi. Per la qual prestezza essendosi Datarne guadagnato grande benevolenza presso del re, non minor invidia si tirò addosso da cortigiani, perchè vedevano di lui solo più che di tutti farsi stima. Per lo qual fatto tutti d’ accordo presero il partito d’ opprimerlo. Pandate, tesoriere del re, amico di Datarne, gli manda in iscritto queste notizie, facendogli vedere, che grande sarebbe stato il suo pericolo, se qualche cosa di sinistro fosse avvenuto in Egitto, durante il suo governo : questo essere il costume dei re, di attribuire gli avversi oasi ai loro ministri, e i prosperi alla propria fortuna. Dal che facilmente accade, che siano indotti a voler la rovina di coloro, sotto la cui condotta sentono che le cose sono andate male; che egli si troverà in tanto maggior rischio, per essere odiatissimo da coloro, che volarono a lor taSO VITE DBOI.