Pagina:Nicola Roncalli - Necrologia del cavaliere Antonio Coppi, 1870.djvu/10

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quest’ultimi dalla casa Gioeni e se ne ignorava la estensione e di alcuni perfino la denominazione. Sapevasi bensì che erano molestati da due liti passive e gravissime. Una col Principe di Villafranca, cominciata nel 1790 e l’altra col Duca di Angiò che aveva avuto principio nel 1640. Conoscevasi inoltre che quei beni erano gravati da molti pesi, detti soggiogazioni e s’ignorava peraltro il significato di tale parola. Il tutto si riduceva ad alcune rare e laconiche lettere del Procuratore generale residente in Palermo, delle quali talvolta non si comprendevano le espressioni Siciliane, perchè ignote in Roma.

Il Principe che aveva tre figlie senza alcun maschio, rimanevasi incerto chi dovesse succedere al patrimonio di Sicilia, dove la legislazione era differente dalla Romana.

Si ravvisò quindi necessario d’inviare in Sicilia un’incaricato che prendesse esatta cognizione di ogni cosa e tale delicato incarico fu affidato al Coppi. Attivo, zelante e circospetto nel suo agire assunse qualsiasi notizia necessaria, visitò i feudi sparsi in varie parti dell’Isola e conobbe che ascendevano alla quantità di salme 12 mila (pari ad ettare 20,000). Esaminati i conti di cassa in Palermo rilevò che nel 1809 erano mancate onze 9000 (lire 108 mila) per il che credette prudente ed insieme necessario di allontanare da quella amministrazione gl’impiegati sospetti.

Intanto il Principe Colonna, cui era stata mossa una grave ed intrigata lite fin dal 1790 dal Principe di Villafranca ed altri suoi parenti per alcuni diritti ereditarii, vidde la necessità di transiggere coi medesimi. Il Coppi trattò, con tale e tanta circospezione siffatto negozio, che di onze quarantamila (lire 480 mila) che le parti