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l’enimma di edipo 83

dice la misteriosa triplicità di cotesti atti fatali? Un’antichissima credenza popolare, propriamente parsia, dice che solo dall’incesto1 può nascere un mago sapiente: cosa che rispetto a Edipo, solutore dell’enimma e marito di sua madre, dobbiamo subito interpetrare nel senso, che dove la potenza magica ha violato la via del presente e del futuro, la rigida legge dell’individuazione e in generale l’incantesimo proprio della natura, tutto ciò dev’essere proceduto, come dalla sua causa, da una enormezza contro natura, quale è, in questo caso, l’incesto; giacché, come mai si potrebbe sforzare la natura a lasciar andare i propri segreti, se non combattendola vittoriosamente, e cioè con mezzi innaturali? Io vedo impressa appunto cotesta teoria sull’atroce triplicità del destino di Edipo: lo stesso uomo che scioglie l’enimma della natura, vai quanto dire della sfinge biforme, deve anche infrangere le più sacre leggi naturali come uccisore del padre e marito della madre. Proprio così: il mito sembra che voglia susurrarci, che la sapienza, e propriamente la sapienza dionisiaca, è un’abominio contro natura; che chi col suo sapere precipita

  1. Presso i parsi una tale nascita non violava le leggi della natura: le loro leggi non vietavano il matrimonio tra consanguinei né in linea ascendente né in linea collaterale. Nemmeno presso i greci il matrimonio tra consanguinei era tenuto sacrilego: è notissimo il caso di Cimone, che sposò la sorella. A ogni modo questa rettificazione non infirma, nel caso specifico di Edipo, l’argomentazione di Nietzsche. (N. d. T.)