Pagina:Nietzsche - La Nascita della Tragedia.djvu/136

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84 capitolo nono


la natura nell’abisso dell’annientamento, deve provare anche su sé medesimo la dissoluzione della natura. «La punta della sapienza si rivolta contro il sapiente: la sapienza è un delitto contro la natura»: tali sono le terribili sentenze che ci grida il mito: ma il poeta ellenico tocca come un raggio di sole la sublime e tremenda colonna memnonica del mito, talché essa d’un subito principia a risuonare; e risuona delle melodie sofoclee!

Alla gloria della passività contrappongo la gloria dell’attività, che illumina il Prometeo di Eschilo. Ciò che il pensatore Eschilo voleva dirci, ma che il poeta ci fa solo presentire con la sua immagine allegorica, ce lo ha saputo rivelare il giovane Goethe nelle ardimentose parole del suo Prometeo:


Qui saldo io sto, ed uomini
Formo ad immagin mia:
Una gente a me eguale
Nel soffrire e nel piangere,
Nel godere e gioire,
E di te non curarsi,
Come fo io!
1.


L’uomo, esaltandosi all’altezza titanica, conquista da sé la propria civiltà e costringe gli dèi ad allearsi con lui, perché col crescere autarchico della sua sapienza ha in propria mano l’esistenza

  1. Ho riportato la strofa nella recente traduzione di Benedetto Croce, che credo (cfr. Qui saldo io sto) sia la più ritraente, la più perspicace ed efficace.