Pagina:Nietzsche - La volontà di potenza, 1922.djvu/151

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53 — sentimenti, desideri, tra soggetto ed oggetto, ci è assolutamente oc- culto — e forse una pura fantasia. Questo « parvente mondo in- terno » è trattato con le stesse forme e gli stessi procedimenti del mondo ■< esterno ». Noi non ci imbattiamo mai in « fatti »: piacere e dolore sono fenomeni intellettuali tardivi e derivati... La causalità ci sfugge; ammettere un legame causale immediato tra pensieri, come fa la logica — è frutto dell'osservazione più gros- solana e più inabile. Tra due pensieri vi sono tutti gli effetti pos- sibili che fanno il loro giuoco : ma i movimenti sono troppo rapidi, per questo noi li disconosciamo, li neghiamo... Il « pensare », come lo ammettono i teorici della conoscenza, non esiste; è una finzione del tutto arbitraria, raggiunta mettendo in rilievo un elemento del processo e sottraendo tutti gli altri, una preparazione futura pel fine della intelligibilità... Lo «spirito», qualcosa, che pensa: possibilmente an- zi « lo spirito assoluto, puro » — questa concezione è una seconda conseguenza derivata dalla falsa osservazione di sè, che vede nel « pensiero » : qui viene immaginato, prima un atto che non esiste, il « pensare », e in secondo luogo s'immagina un substrato subiet- tivo, nel quale ha la sua origine ogni atto di questo pensare, e nul- l'altro: cioè, cosi l'agire, come l'agente sono im- maginari. 310. Nulla è più erroneo del considerare i fenomeni psichici e fisici come due aspetti, due manifestazioni della medesima sostanza. Nulla si spiega con ciò: il concetto di « sostanza » è del tutto in- servibile, quando si vuole spiegare. La coscienza, in ufficio secon- dario, quasi indifferente, superflua, forse destinata a scomparire e a far posto a un pieno automatismo. Se osserviamo soltanto i fenomeni interni, siamo paragonabili ai sordomuti, che indovinano le parole dal movimento delle labbra, ma non le odono. Noi argomentiamo dai fenomeni del mondo in- terno all'esistenza di fenomeni altri e invisibili che percepiremmo, se i nostri mezzi di osservazione fossero bastanti, e che chiamiamo corrente nervosa. Per questo mondo interno ci mancano gli organi più fini, co- sicché riconosciamo come unità una complessità straordinariamente ricca, ammettiamo una causalità, dove ogni ragione del movimento e della mutazione ci rimane invisibile, — la successione di pensieri — 1