Pagina:Nodier - Racconti Fantastici, 1890.djvu/41

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tesoro delle fave, ecc. 41

condo de’ suoi piselli, l’aperse come aveva fatto col primo e col calesse, e ne seminò il contenuto nella terra colla punta del bidente. Nascerà ciò che potrà, disse, ma avrei gran bisogno questa notte d’una muraglia solida non fosse che quanto la capanna, e di un graticcio molto spesso, almeno forte quanto quello delle mie siepi per difendermi dai signori lupi.

E tosto si innalzarono, ma non muri di capanna, ma dei palazzi, e germogliarono davanti ai portici, ma non come quelli delle siepi, ma alte cancellate signorili d’acciaio azzurro a freccie e punte dorate, da cui nè lupi, nè tassi, nè volpi non sarebbero passati senza uccidersi o ferirsi la sottile punta del suo muso. Al punto in cui era allora la strategia lupesca, l’esercito dei lupi nulla poteva contro tali difese, sicchè dopo aver tentato d’assaltare qualche punto si ritirò in disordine. Rassicurato Tesoro delle Fave ritornò al padiglione, ma questa volta per un atrio di marmo attraverso peristilii illuminati come per nozze, scale che salivano e salivano e di gallerie senza fine. E fu contento di scorgere il suo padiglione di fior di piselli in mezzo ad un gran giardino verdeggiante e florido, e il suo letto di piume di colibrì, su cui suppongo dormì più felice di un re. Si sa che non esagero mai.

All’indomani la sua prima cura fu di visitare la sontuosa dimora che si trovava in un pisellino, le minime bellezze della quale lo riempirono di meraviglia, poichè l'addobbo corrispondeva a perfezione coll’aspetto esterno. Egli esaminò minutamente la sua pinacoteca, il suo gabinetto d’antichità, il suo medagliere, la sua raccolta di insetti, di conchiglie, la biblioteca, deliziose meraviglie ancora nuove per lui. I suoi libri lo affascinavano per il gusto delicato che aveva presieduto alla loro scelta. Ciò che v’ha di più squisito nella letteratura e di più utile nelle scienze umane vi si trovava raccolto per il piacere e l’istruzione d’una lunga vita, come le Avventure dell’ingegnoso Don Chisciotte della Mancia, i capolavori della Biblioteca Azzurra della famosa edizione della signora Oudot, di ogni sorta di racconti con belle incisioni in rame, una collezione di viaggi curiosi e ameni di cui i più autentici eran quelli di Robinson e di Gulliver, eccellenti almanacchi pieni di aneddoti divertenti e di rassegne infallibili sulle fasi della luna e i giorni adatti alla seminagione: innumerevoli trattati scritti in modo chiarissimo e semplice sull’agricoltura, la floricoltura, la pesca colla lenza, la caccia colla rete e l’arte di addomesticare gli usignuoli; insomma tutto che si può desiderare quando siam giunti ad apprezzare il valore dell’uomo e del suo ingegno. Non v’erano d’altronde altri scienziati, altri filosofi, altri poeti per la ragione inconte-