Pagina:Nodier - Racconti Fantastici, 1890.djvu/67

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cascata, tocca dall’ultimo sguardo d’addio del sole cadente.

Giammai una tetra lamia, una manta scarna osò esporre la ributtante laidezza dei suoi tratti nei banchotti della Tessaglia. La luna stessa da queste invocata sovente le spaventa, quando lascia cadere su di esse uno di quei raggi passeggeri che danno agli oggetti da essi sdorati la fosca bianchezza dello stagno. E allora fuggono più lapide del colubro, avvertito dal rumore del grano di sabbia che rotola sotto i piedi del viaggiatore. Non temere che ti sorprendano nei fuochi risplendenti nel mio palazzo e che raggiano da tutte le parti sull’abbagliante acciajo degli specchi. Piuttosto vedi, Palemone mio. con quale agilità esse si sono allontanate da noi mentre camminiamo fra le faci de’ miei servi, in queste gallerie ornate da statue, capolavori inimitabili del genio della Grecia. — Qualcuna di queste immagini ti avrebbe rivelata con un movimento minaccioso la presenza di questi spiriti fantastici, che le animano qualche volta, quando l’ultima luce si stacca dall’ultima lampada sale e si estingue nell’aria? L’immobilità delle loro forme, la purità dei loro tratti, la calma delle loro attitudini che non cangeranno mai, rassicurerebbero lo spavento stesso. Se qualche strano rumore ha colpito il tuo orecchio, o fratello prezioso del cuor mio! è quello della vigile ninfa che spande sulle tue membra affievolite dalla fatica i tesori della sua urna di cristallo, mescolandovi dei profumi fin qui ignoti a Larissa, un’ombra limpida da me raccolta sulla spiaggia dei mari bagnanti la culla del sole, il succo d’un fiore mille volte più soave della rosa, il quale non cresce che nelle folte ombre della bruna Corcira,1 i fiori d’un arbusto amato da Apollo e da suo figlio e che mostra sulle roccie d’Epidauro i suoi mazzi composti di cembali, di porpora tremanti sotto il peso della rugiada. E come gl’incanti dei maghi intorbiderebbero la purità delle acque che cullano a te d’intorno le loro onde d’argento? Mirteo, questa bella Mirteo dai capelli biondi, la più giovane e la più cara delle mie schiave, quella, che tu hai visto inchinarsi al tuo passaggio, perchè ama tutto ciò ch’io amo... ha degli incanti non conosciuti che da lei e da uno spirito che glieli confida nei misteri del sonno; ella erra adesso come un’ombra at-

  1. Io credo non si tratti qui dell’antica Corcira, ma dell’isola di Curzola, che i Greci chiamavano Corcira la bruna per l’aspetto che da lontano le davano le vaste foreste di cui era coperta.

    (Nota dell’autore).