Pagina:Nodier - Racconti Fantastici, 1890.djvu/71

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risveglia e trova il vaso pieno di vino di Siracusa che egli ancor non ha gustato; e che il folletto l’ha pigiato da uva scelta, mentre divertivasi delle inquietudini del sonno di lui. Qui tu puoi bere, parlare, dormire senza terrore perchè i folletti sono nostri amici.

Soddisfa solamente all’impaziente curiosità di Tela e di Mirteo, alla curiosità più interessata di Telaria, che non ha mai staccato da te le sue lunghe e maestose ciglia, i suoi grandi occhi neri che girano come astri benigni in un cielo bagnato del più tenero azzurro. Raccontaci, Palemone, i strani dolori che hai creduto di provare sotto l’impero delle streghe, poichè i tormenti di che essi perseguitano la nostra immaginazione non sono che la vana illusione di un sogno che svanisce al primo raggio dell’aurora. Teia, Telaria e Mirteo sono attente... ascoltano... Ebbene parla... raccontaci le tue disperazioni, le tue paure e i falsi errori della notte; e tu Teia, versa del vino e tu, Telaria, sorridi al suo racconto, perchè il suo animo si consoli, e tu, Mirteo, se tu lo vedi sorpreso del ricordo de’ suoi traviamenti cedere a una nuova illusione, canta e solleva le corde dell’arpa magica... Domandale de’ suoni consolatori, de’ suoni che scacciano gli spiriti malvagi. È così che si liberano le austere ore della notte dall’impero tumultuoso dei sogni, e che si sfugge di piacere in piacere ai sinistri incantesimi che riempiono la terra durante l’assenza del sole.